C’è tempo ancora un mese per visitare, nella Capitale, la mostra Food. Dal cucchiaio al mondo presso il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo (Maxxi).
Un percorso suddiviso in sei sezioni: il corpo, l’ambiente domestico, la strada, la città, il paesaggio e gli scenari mondiali.
Il cibo è narrato attraverso questi spazi portando avanti un approccio multidisciplinare: architettura, fotografia, letteratura, video, lavori storici, libri…
Questo spiega il titolo della mostra. Non una sorta di salto quantico dal cibo alla società senza riferimenti o sponde, tutt’altro. L’esposizione accompagna il visitatore come una sorta di ponte che collega più punti (le sei sezioni) rimanendo a volte sorpreso altre volte stupefatto.
Ad esempio come la sequenza fotografica di Henry Hargreaves dal titolo “No Seconds”. L’artista riporta visivamente quelle che sono le richieste dell’ultimo pasto da parte dei condannati a morte. Angosciante. Ma la mostra si ribilancia con la felice trovata dell’artista
Dinah Fried che ha accoppiato ad una serie di romanzi molto popolari un’immagine rappresentativa del cibo che questi evocano.
Quasi fantasmagorico, ma reale, il supermercato virtuale Tesco Homeplus presente nella metropolitana di Seul. Dove le persone possono fare la spesa digitando solo il codice QCode, pagando con il proprio telefonino e ritrovandosi poi la spesa a domicilio.
Torno più ad essere più terrestre.
Nella sezione paesaggio agrario mi soffermo con maggiore attenzione, ben sapendo che sarei incappata con qualche esempio legato in un modo o in un altro al vino. Detto fatto.
Un tempo si parlava di campi da coltivare, oppure amati poeti e pittori lo contemplavano nell’intento di trarne ispirazione. Oggi con l’arrivo di architetti, come Le Corbusier oppure Wright, si cambia modo di pensare, ancora una volta la cultura incide sulla formazione del pensiero.
Interessanti sono i progetti di agricoltura integrata che permettono all’essere umano di vivere in un
spazio più consono e rilassante. Lo Château La Coste, ad Aix en Provence, ne è un esempio, nel 2004 diede vita ad un trigono di arte, architettura e vino.
“Oggi il paesaggio è ovunque e la sua natura alimentare – riporta il trafilo dedicato a questa sezione – appare in mille forme, da quelle ataviche come le vigne […]ai molti nuovi modi si sovrapporre la qualità del progetto e la produzione agricola“.
Affascinante è il riferimento alla bella Cantina Tramin, in Alto Adige, ad opera dell’architetto Werner Tscholl che grazie al suo genio ha saputo, attraverso la forma e i colori che richiamano alle viti di Termeno, rendere la stessa un tutt’uno con l’ambiente circostante senza sottrarre terreno alle vigne della tenuta.
Dunque un nuovo modo di progettare ha portato ad un nuovo modo di pensare. Questo è stato un passaggio realizzato.
Un nuovo modo di vivere l’ambiente ma anche il cibo, questo ancora serve oggi.
di A.L.
Le immagini sono tratte dalla mostra