I tracciati statistici parlano chiaro ad agosto scorso i dati relativi al commercio mondiale del vino evidenziano segnali positivi, una ripresa dell’export dei paesi del “Nuovo Mondo” vinicolo, con tassi di crescita mediamente superiori a quelli dei top 3 exporter europei (Francia, Italia e Spagna).
“La crescita nell’export di vino dei paesi d ell’Emisfero Sud sembra segnare un punto di svolta dopo la battuta d’arresto del 2014, quando i top 6 esportatori del Nuovo Mondo – Australia, Cile, Nuova Zelanda, Sudafrica a cui vanno aggiunti anche se produttori di più lungo corso, Argentina e Stati Uniti- avevano accusato un calo complessivo nelle quantità vendute di oltre il 6% rispetto all’anno precedente” sottolinea Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor.
Mentre, per il “Vecchio Continente” i primi 8 mesi del 2015 evidenziano per i top 3 exporter europei una crescita dei volumi esportati congiuntamente pari al 3,5%, trainati soprattutto
-dagli sparkling (+7%, 2 grazie soprattutto all’Italia che cresce del 16%)
– e dallo sfuso (+5%), dove in questo caso il merito è tutto della Spagna.
L’indebolimento delle valute dei paesi dell’Emisfero Sud rispetto al dollaro americano e all’euro rappresenta uno dei fattori alla base di questa ritrovata competitività.
Inoltre, a tutto ciò va aggiunto l’attivismo dei governi verso accordi di libero scambio e delle imprese sul fronte della promozione commerciale. Basti pensare all’accordo raggiunto tra Australia e Cina che prevede da subito una progressiva riduzione dei dazi all’import e poi nel 2019 l’eliminazione totale.