Foto tratta dal sito castelloditorreinpietra.it

Dal 6 all’8 maggio torna la Convention di Primavera dell’Associazione dei Comuni a Città del Vino
vocazione vitivinicola. Ospiti di un grande territorio, modellato da secoli di agricoltura, gli amministratori italiani rilanciano vecchi e nuovi temi in vista delle elezioni di giugno. Al voto 61 Comuni su un totale di 430 Città del Vino. Dall’Urban Food Planning all’Enoturismo ecco il programma “elettorale” dell’Associazione

 

I sindaci delle Città del Vino si riuniscono dal 6 all’8 maggio in Costiera Amalfitana per la Convention di Primavera, in programma tra Furore, Tramonti, Maiori, Ravello, Amalfi e Positano. La nuova Convention si profila un appuntamento importante, sia per l’unicità di un territorio congeniale a rilanciare il progetto dei Piani Regolatori e dell’Urban Food Planning, che per la tornata elettorale di giugno in 61 Città del Vino. In vista delle elezioni, con 61 Comuni interessati su una rete di 430 Città del Vino che cambiano o riconfermano i loro sindaci, l’Associazione mette l’accento su temi e progetti strategici per l’agenda 2016-2020. Va ricordato innanzitutto il calendario di manifestazioni in programma in questi mesi a Conegliano Valdobbiadene, Città del Vino Europea 2016. Una candidatura che consacra l’ingresso dell’Associazione italiana nella rete delle Città del Vino Europee (Recevin) come socio istituzionale, uno “scatto di ruolo” che apre prospettive larghe per lo sviluppo e la tutela dei territori e dei paesaggi vitivinicoli europei, con l’obiettivo di promuovere anche il turismo enogastronomico in uno scenario di cooperazione.

 

L’altro tema importante dell’agenda delle Città del Vino riguarda il recupero e la pianificazione di qualità dell’ambiente, delle sue funzioni produttive, agricole, sociali e culturali. Territori e paesaggi apprezzati in tutto il mondo, espressione della bellezza italiana, che quasi ovunque sono stati messi a dura prova nei decenni da uno sviluppo disordinato, da incuria e abusivismo; dai danni alle coste italiane fino alle distese di capannoni sorte come funghi. “Nella nostra società moderna pervasa dall’uso dei social network ogni giorno si condividono milioni di immagini e selfie, di cui una gran parte riguarda i luoghi e i paesaggi, con valore di testimonianza – sottolinea il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -. Tuttavia quest’uso delle immagini rimane in superficie e non percepisce la complessità e la storia di un paesaggio. Da una parte usiamo la bellezza del territorio come album personale, dall’altra non ci interroghiamo abbastanza sulle origini di terre eccezionali, modellate dall’uomo e dall’agricoltura, con secoli di saggezza. Penso alla Costiera Amalfitana, alle Crete Senesi, ai muretti a secco della Liguria, alle colline delle Langhe, alle vigne ad alberello in Puglia e a tanti altri unnamed (1)luoghi del nostro Paese. Tutte sfaccettature di una bellezza che può essere coltivata lentamente, ma vulnerabile a breve scadenza. In quest’ottica – conclude Zambon – i Piani Regolatori delle Città del Vino sono strumenti al servizio della qualità della vita e della bellezza dei territori, sono regole e misure protettive di lungo termine. Certamente strumenti difficili da comunicare e semplificare nell’immediatezza di un tweet o di un post, ma indispensabili se vogliamo recuperare e mantenere il nostro ambiente”.

 

I Piani Regolatori delle Città del Vino sono strumenti di pianificazione urbanistica che allargano il raggio d’azione al cibo, ai prodotti tipici, ai processi produttivi collegati all’enogastronomia e all’enoturismo in generale. Non a caso esiste una branca della pianificazione urbanistica che parte dal cibo e dal vino per ridisegnare il futuro e si chiama proprio Food Urban Policy, una nuova frontiera dello sviluppo sostenibile anche per città e aree metropolitane. Questa pianificazione complessa e ambiziosa mette il cibo al centro della vita e ha importanti connessioni con l’ambiente e il paesaggio, il turismo e la qualità, ponendo questioni di democrazia alimentare, salute e sanità pubblica (es. diabete e obesità nei Paesi ricchi, fame e accesso al cibo nei Paesi poveri). Potenziale volano per le economie locali, in Italia i Piani Regolatori delle Città del Vino sono in via di sperimentazione e adozione in diversi Comuni: a Bomporto (Modena), Tollo (Chieti), Pramaggiore (Venezia), Castelvenere (Benevento), Sizzano (Novara) e Alcamo (Trapani).

 

Su questo filone regolativo s’innestano altri temi dell’agenda 2016-2020 delle Città del Vino, che saranno portati all’attenzione dell’assemblea dei sindaci, domenica 8 maggio all’Auditorium di Ravello (ore 9). E sono la tutela e la difesa delle denominazioni d’origine e dei vitigni; anche per evitare che si ripresenti la minaccia di una possibile liberalizzazione dell’uso all’estero di alcuni nomi varietali – come lambrusco, prosecco, sagrantino e altri – legati a precisi territori della vitivinicoltura italiana. Ma anche la difesa dell’identità amministrativa e territoriale dei piccoli Comuni, visto che una proposta di legge di qualche mese fa, ancora giacente in Parlamento, chiede la fusione dei municipi sotto i 5mila abitanti. Una misura che andrebbe a investire piccole realtà come Barolo (739 abitanti), Barbaresco (670), Scansano (4.500), Tufo (934), Gradoli (1.479), Furore (837), Ravello (2.500), Tramonti (4.147) e tanti altri piccoli Comuni il cui nome è legato a grandi vini e prodotti tipici.

 

All’attenzione dei sindaci anche la possibilità di aderire alla campagna di Green Peace  per far pressione sul Parlamento Europeo contro l’approvazione del Trattato di libero scambio (TTIP). Una trattativa tra Europa e Usa che con la scusa di un’armonizzazione delle normative sul libero commercio rischia di anteporre le logiche di mercato e gli interessi privati a quelli della collettività, compreso l’accesso al cibo e la difesa dei territori, aprendo a una riduzione degli standard sociali e ambientali. Trattative finora svolte finora a porte chiuse. A rischio le norme europee su OGM, uso di pesticidi ed etichettatura dei prodotti.

 

Sarà presentato inoltre il tema del nuovo Osservatorio sul Turismo del Vino che per l’edizione 2017 prevede un focus sulle Strade del Vino, raccogliendo criticità e proposte per arrivare alla stesura di un libro bianco sull’Enoturismo in Italia. Il Rapporto sarà presentato alla Bit 2017.

 

Ultimo punto all’ordine del giorno è l’accordo tra Città del Vino e Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori di vino) per un tavolo di confronto che discuterà a breve l’opportunità di organizzare un grande concorso internazionale di prestigio e con sede in Italia; una competizione del livello di analoghe manifestazioni come il Wine Trophy di Berlino o il concorso enologico internazionale di Bruxelles. Mentre è in corso ancora la possibilità di aderire alla Selezione del Sindaco, concorso enologico delle Città del Vino, in programma a L’Aquila.

 

Di Redazione

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