Tempo di bilanci per la vendemmia 2017, che si sta concludendo oramai in tutte le zone vinicole dell’Alto Adige. Le gelate tardive di primavera e le forti grandinate alternate alle giornate di canicola in estate hanno dato parecchio filo da torcere ai viticoltori altoatesini, ma nonostante le capriole meteorologiche alla fine l’annata 2017 si è conclusa in modo positivo, con uve perfettamente mature e una serie di fattori che fanno presagire dei vini di qualità. Certo, come in tutto il territorio italiano, anche nelle cantine dell’Alto Adige le botti vuote non mancano, e il calo della produzione – che nei casi più estremi supera il 30 per cento – ha indubbiamente lasciato un po’ d’amaro in bocca ai viticoltori e agli enologi.

 

Con uno sguardo a ritroso è possibile ripercorrere i momenti e le circostanze più impattanti della stagione. Le prime settimane d’aprile erano state eccezionalmente calde in tutto l’Alto Adige, anticipando e accelerando parecchio la germinazione nei vigneti. Ma il brusco calo delle temperature notturne sopraggiunto intorno al 20 aprile aveva prodotto in diverse zone dei gravi danni da gelate tardive. Per fortuna, nei mesi successivi né l’assenza prolungata di precipitazioni in primavera né le notti tropicali e il caldo torrido delle prime settimane estive hanno causato danni di rilievo alle uve in maturazione. Anzi: “Le settimane di siccità della tarda primavera – spiega Max Niedermayr, – hanno fatto sì che si formassero dei grappoli più piccoli, un fattore che ha inciso positivamente sulla qualità delle uve vendemmiate”. Inoltre, quest’anno quasi nessun vigneto ha avuto problemi di malattie fungine come la peronospora o l’oidio, e anche la temuta drosofila nel 2017 è rimasta pressoché in silenzio.

 

Rispetto alla norma, quest’anno in Alto Adige si è iniziato a vendemmiare con dieci/quindici giorni d’anticipo, ossia intorno al 25 agosto. Dopo diverse giornate di pioggia che hanno reso difficile l’inizio della vendemmia, l’avvento di un clima favorevole tardo-estivo, con temperature che di giorno sono arrivate a 30 gradi e di notte non hanno mai superato i 20, ha ricreato le condizioni ideali per raccogliere uve mature e sane. Dalle prime analisi eseguite, nei vitigni bianchi si è riscontrato un buon rapporto fra tenore zuccherino e acidità, un presupposto importante per ottenere dei vini bianchi freschi e con un buon potenziale di sviluppo. Tra i rossi spiccano per i loro valori incoraggianti soprattutto il Pinot nero e i vitigni a maturazione più tardiva.

 

“Tutto considerato – commenta Max Niedermayr, presidente del Consorzio vini Alto Adige – “pur non essendo una annata da ricordare, il 2017 può essere sicuramente considerata un’annata media e complessivamente soddisfacente, con vini di buona qualità, molto beverini, invitanti e con spiccate doti di tipicità.”

 

Anche alcuni produttori appartenenti al Consorzio hanno commentato l’annata 2017.

 

Vini bianchi di tutto rispetto

Si dice più che soddisfatto dell’annata 2017 Hans Terzer, enologo della Cantina San Michele Appiano e presidente degli enologi altoatesini: “Nell’Oltradige, i vini bianchi, soprattutto il Sauvignon e il Pinot bianco, presentano buone doti di freschezza, vivacità e tipicità. I vini prodotti con la Schiava probabilmente non eguaglieranno la qualità eccellente ottenuta nell’annata 2016, ma in compenso il Pinot nero 2017 spicca per la bella colorazione e la buona concentrazione organolettica, da cui emergono già un’ampia gamma di note fruttate e una pienezza incoraggiante. Inoltre, chi ha deciso di dare più tempo ai vitigni a bacca rossa a maturazione più tardiva, come il Merlot e il Cabernet, è stato premiato da uve con un ottimo tenore zuccherino.

 

 

Un anno di lavoro intenso nei vigneti

Come ricorda Ivan Giovanett, della Tenuta Castelfeder a Cortina all’Adige, quest’anno la finestra di vendemmia è stata molto breve: “Se nelle annate precedenti la vendemmia si era protratta spesso per due mesi, nel 2017 abbiamo incantinato tutte le uve in meno di quattro settimane”. Purtroppo le grandinate estive hanno colpito duramente alcuni comuni della Bassa Atesina, e i viticoltori hanno dovuto lavorare a lungo per staccare meticolosamente dalle viti tutti i grappoli danneggiati. Ma i loro sforzi sono stati ripagati, poiché alla fine le uve vendemmiate sono state dappertutto di buona qualità. Ivan Giovanett si dice molto soddisfatto soprattutto dello Chardonnay e del Pinot nero: “I vini dell’annata 2017 non saranno dei campioni di robustezza, ma sicuramente spiccheranno per le loro doti di freschezza ed eleganza”.

 

Buona la qualità delle uve vendemmiate

Nella Valle dell’Adige, la vendemmia 2017 è iniziata con molto anticipo rispetto alla media, per alcuni vitigni anche quattro settimane prima. Inizialmente – come ricorda Florian Brigl della Tenuta Kornell di Settequerce – le condizioni erano piuttosto difficili: “Già nei primi mesi di primavera si era visto che l’annata 2017 non sarebbe stata facile, basti pensare alla germinazione precoce, alle gelate tardive e al lungo periodo di siccità che ne era seguito. La conseguenza è stata un calo delle rese di circa il 20 percento. Ma in compenso, la qualità delle uve vendemmiate è buona, e siamo soddisfatti soprattutto dei bianchi, primo fra tutti il Sauvignon che spicca per le sue ottime doti.” Tra i vini rossi, quelli che convincono di più Florian Brigl sono il Lagrein, il Cabernet e il Merlot.

 

Un’annata costellata d’imprevisti

Il 2017 è stata un’annata difficile anche per Celestino Lucchin, enologo dell’Abbazia di Novacella: “Fra i danni dell’inverno, le gelate di primavera e la grandine estiva, nei vigneti gli imprevisti sono stati davvero tanti e non ci hanno dato tregua. Solo gli appezzamenti alle quote più alte, oltre i 700 metri, si sono salvati e hanno prodotto delle rese buone.” Ma dei bianchi che adesso stanno maturando in cantina, Celestino Lucchin si dice comunque soddisfatto: “Le uve sono riuscite a maturare bene, e fin da ora promettono per quest’annata dei vini freschi e fruttati, in piena sintonia con le caratteristiche tipiche dei bianchi della Val d’Isarco. Soprattutto il Müller Thurgau e il Kerner spiccano per freschezza aromatica, ma non deludono nemmeno il Sylvaner, il Veltliner e il Riesling.”

 

Ottima la qualità delle uve nella Val Venosta

I viticoltori più soddisfatti dell’annata 2017, in termini di qualità e resa, sono quelli della Val Venosta, che per sua fortuna non è stata colpita né dalle gelate invernali e primaverili, né dalla grandine estiva, come riferisce Franz Pratzner dell’omonima tenuta di Naturno: “Solo gli impianti di Riesling hanno avuto qualche problema di marciume precoce, ma all’arrivo della vendemmia – che quest’anno abbiamo anticipato di un mese rispetto alle annate precedenti – tutte le uve raccolte avevano un rapporto ideale fra grado zuccherino e acidità, e un ottimo livello di maturazione. Il Pinot bianco è molto convincente e ricco di gradevoli aromi fruttati, e il Pinot nero spicca per struttura e freschezza”. Anche dal punto di vista delle rese, la Val Venosta si può dire sicuramente soddisfatta, visto che il calo rispetto alla media degli anni scorsi è inferiore al 10 percento.

 

 

 

Di Redazione

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