Gusto, sentieri, chilometri e chilometri di grotte da esplorare. Il Carso è cavo, bucherellato come la gruviera, lungo il corso dei fiumi che dalle Giulie attraversano e scavano una terra grigia di calcare, carsica, per l’appunto. Gli elementi della natura, nel Carso, hanno creato uno scenario che solo da queste parti poteva esistere. Uno mondo in verticale, da esaminare per strati. Si parte dal cuore della terra, dove tra le stalattiti delle grotte di San Canziano o di Postumia si apre una vera Amazzonia sotterranea dove si incontrano fino a 150 specie animali diverse. Quaggiù a farla da padrona è l’acqua, che si mostra in tutta la sua inarrestabile forza vitale. Usciti in superficie, poi, ci accoglie una natura profumata di miele e vino Terrano, da attraversare lentamente, in contemplazione. Bici, e-bike, ma anche trekking per scoprire un mondo dove continuamente si alterna una terra rossa a calanchi e flysch, bacini idrici creati dall’uomo o dal carsismo, morbide colline sormontate da chiesette e castelli incastonati in pareti di roccia da cui sembrano emergere, la stessa roccia di cui sono fatti. Il Carso è un incrocio di strade bianche che non smette mai di riservare sorprese. Postumia e San Canziano: benvenuti nella Slovenia sotterranea Sono circa 8000 le nuove grotte scoperte ogni anno in Slovenia, paese carsico per eccellenza. Di queste, le più note sono sicuramente quelle del Carso, e in particolare quelle di Postumia e quelle di San Canziano, inserite dal 1986 dall’UNESCO nella lista dei Patrimoni dell’Umanità. Le grotte di San Canziano, scavate, o per meglio dire corrose, dall’acqua del fiume Recca, sono una sorta di gigantesco Canyon sotterraneo, che raggiunge in alcuni tratti un’altezza di quasi 160 metri. 160 metri, ma sottoterra! È davvero uno di quei luoghi dove la forza prorompente della natura si mostra nel modo più chiaro possibile goccia dopo goccia, ambiente dopo ambiente, grotta dopo grotta. Le grotte di Postumia, esplorate in più di duecento anni dalla loro scoperta da quasi 40 milioni di visitatori, sono state le prime grotte al mondo ad essere attraversate da una ferrovia e sono ad oggi le più visitate della Slovenia. Già nel 1872, infatti, fu inaugurato il primo tratto di un percorso che ancora oggi incanta chi, a bordo del trenino e con il naso all’insù scruta i segreti che si nascondono tra le rocce calcaree di questi ambienti sotterranei. Nel 1899 Postumia era già così amata da rendere necessaria l’apertura del primo ufficio postale sotterraneo al mondo, dai cui partivano ogni anno decine di migliaia di cartoline, come oggi, allo stesso modo, vengono postate su tutti i social foto e selfie scattati in queste grotte, misteriose quanto allo stesso tempo instagrammabili e grandiose. Il castello di Predjama, arrampicato nella roccia A nove chilometri dalle grotte di Postumia sorge un luogo incredibile: il castello di Predjama, incastonato in una parete verticale di 120 metri tra le sommità carsiche della regione, è un autentico miracolo medievale posto proprio all’ingresso di una grotta. Le leggende raccontate sul castello sono molte, e il suo fascino è tale da aver ispirato la fantasia di George R. R. Martin, autore dei romanzi da cui è tratta la serie culto Game of Thrones. A proposito di cinema, proprio qui Jackie Chan girò, nel 1986, il film Armour of God. Una delle vicende più affascinanti legate al castello e alle grotte è quella di Erasmo di Predjama, barone ribelle che a fine Quattrocento osò sfidare l’imperatore Federico III schierandosi con il pretendente ungherese alla corona Mattia Corvino. Come risposta, le truppe imperiali cinsero d’assedio il maniero di Predjama per più di un anno, ma con loro grande sorpresa gli abitanti non parvero affatto risentire dell’isolamento in cui il castello era costretto. Anzi, Erasmo cominciò a prendersi gioco dell’esercito dell’imperatore, inviando ai generali nemici doni come ceste di ciliegie e arrosti di carne. Cominciarono a circolare tra i soldati voci di fantasmi che misteriosamente riempivano le dispense del castello cinto d’assedio, avvalorate anche dalle inquietanti eco che giungevano di notte dalle profondità della terra. In realtà, pare che i rifornimenti giungessero a Erasmo direttamente dall’intrico di cunicoli formati dalle grotte carsiche della zona, e anche i rumori non erano che il rimbombo sotterraneo generato da chi le attraversava! La vicenda di questo Robin Hood sloveno si concluse nel peggiore dei modi, con il tradimento di un servitore che svelò agli assedianti l’unico tallone d’Achille della fortezza: la latrina, dove il povero Erasmo fu colpito da una palla di cannone a un anno e un giorno di resistenza, rimanendone ucciso. Il mito della sua impresa sfiorata, però, rimane vivo. Il Carso dei sapori… e dei percorsi letterari in bicicletta Tra le doline del Carso sloveno si custodisce gelosamente una tradizione vitivinicola secolare che produce ogni anno migliaia di bottiglie di Terrano da un’uva unica al mondo dalle comprovate proprietà benefiche per la salute. La Slovenia carsica si presenta, a tratti, come un giardino di spezie e frutta prelibata, che forniscono all’uva teran locale sentori di ciliegia e note aromatiche, che variano di vigneto in vigneto. Un vino rosso da degustare in una delle decine di aziende vitivinicole del territorio, magari abbinato a un ricco tagliere di formaggi e salumi locali, dove su tutti s’impone il prosciutto crudo, essiccato sotto il soffio della Bora. Le colline del Carso ben si prestano anche al mondo delle due ruote e a quello del trekking: uno dei percorsi ciclabili più amati è quello di una vecchia ferrovia che collegava Trieste a Kozina, proprio lungo l’attuale confine italiano. Abbandonato alla metà del secolo scorso, il tracciato dei binari è stato trasformato in una pittoresca strada bianca, che costeggia gli strati di flysch della Val Rosandra tra pareti quasi verticali e piccole gallerie. I panorami sbalorditivi di questa strada coprono un percorso totale di 25 km, ideali sia per una leggera giornata in bici che per un fine settimana di trekking. Il Carso, però, è anche terra di arte e poesia da esplorare al ritmo lento di una bicicletta. Un percorso ciclistico circolare da non perdere, denominato Il cerchio del Patrimonio culturale del Carso, abbraccia in 81 km le architetture di Max Fabiani, l’arte di Tone Kralj, mescolando l’espressionismo a temi religiosi, fino alla poesia indelebile di un gigante della cultura europea come Srečko Kosovel.
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