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Difesa dell’olivo, contro cascola precoce e alternanza sinergia tra Nord Italia e Slovenia

DiRedazione

Feb 9, 2024
FEM
Per il comparto olivicolo trentino, ma anche più in generale del Nord Italia e della Slovenia, il 2023 è stato un anno con una qualità di produzione complessivamente buona, ma che ha dovuto fare i conti con alcune problematiche tra cui la cascola precoce e l’alternanza di produzione. Si tratta di fenomeni che sono al centro di ricerche e sperimentazioni in corso alla FEM e in altri enti e università italiane per sviluppare strategie di difesa ed agronomici efficaci e sostenibili.
I dati sulla produzione e le problematiche relative alla gestione dell’olivo sono al centro della 4^ Giornata tecnica olivicoltura delle regioni produttive del Nord Italia e della Slovenia che si è svolta ieri pomeriggio a Riva del Garda, alla presenza di un centinaio di tecnici e produttori.

L’evento, giunto alla sua quarta edizione, è stato organizzato dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con l’Università degli studi di Verona, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale del Friuli Venezia Giulia e l’Istituto Agrario e Forestale di Nova Gorica in Slovenia.

Introdotto dal dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, Maurizio Bottura, e moderato da Lanfranco Conte, presidente della Società Italiana per lo Studio delle Sostanze Grasse, l’incontro tecnico aveva l’obiettivo di presentare un resoconto finale del lavoro eseguito durante la stagione produttiva 2023 ed, in particolare, promuovere il confronto e coordinamento tra queste aree olivicole sui problemi che l’olivicoltura presenta, cercando di fornire risposte territoriali e precise agli agricoltori sui principali patogeni e parassiti.

I tecnici della FEM hanno evidenziato che nel 2023, rispetto al 2019 e 2021, non si è verificato in modo così netto il fenomeno dell’alternanza di produzione: nell’Alto Garda trentino le olive raccolte sono state circa 1.220 t, l’olio extra vergine (evo) ottenuto è stato circa 156 t con una resa media del 12,8%, comunque inferiore al 2022 che aveva visto una produzione elevata, attestandosi sulle 2.975 t e la produzione in olio 456 t, con una resa media del 15%.
Indagini sulla cascola verde delle olive nel Veneto.

Negli ultimi anni un nuovo fenomeno di cascola precoce delle olive sta provocando ingenti perdite produttive negli oliveti di tutto il Nord Italia. Per indagarne l’eziologia, e in particolare il ruolo di patogeni fungini e insetti nocivi, in Veneto nel triennio 2021-2023 sono state effettuate numerose indagini sia in condizioni di campo che di laboratorio. Le ricerche svolte consentono di affermare che la cascola precoce delle olive può essere attribuita all’attività trofica della cimice asiatica. Ulteriori indagini sono necessarie per sviluppare strategie di difesa efficaci e sostenibili.

Impollinazione incrociata in Casaliva e Leccino per accrescere l’allegagione nell’areale Gardesano
L’alternanza di produzione affligge da alcuni anni le aree produttive olivicole del nord-est italiano, con evidenze di riduzione della produzione superiore al 90% in alcune annate, come per esempio 2019 e 2021.
Mentre è ormai provata l’efficacia di alcune tecniche culturali nel gestire, almeno parzialmente, l’alternanza, i dati emersi da esperimenti multipli in campo nell’areale gardesano, evidenziano il ruolo degli impollinatori nel mantenere un’adeguata allegagione.

Effetto della cimice asiatica sulla cascola verde delle olive in Slovenia
Il fenomeno della cascola precoce degli olivi si osserva da diversi anni anche in Slovenia, soprattutto sulle varietà Leccino, Pendolino e Santa Caterina, in misura minore sulla varietà Bianchera. Il fenomeno si ritrova sia negli oliveti biologici che in quelli integrati e non si presenta in modo uniforme, poiché può essere limitato ad una singola parte dell’oliveto, o singoli alberi, o a porzioni di pianta. I risultati delle prove di campo confermano che i danni sono causati sulle drupe dalla cimice asiatica, anche se concorrono altre avversità fungine.

Linee guida per la gestione della cimice asiatica negli oliveti
Durante la giornata tecnica sono state presentate le “linee guida per la gestione della cimice asiatica” elaborate dalla Fondazione Mach in collaborazione con le Università di Trento, Verona, Padova e ERSA, con l’obiettivo di fornire indicazioni operative agli olivicoltori del nord Italia che subiscono i danni che la cimice asiatica provoca alle drupe (cascola verde), nel rispetto dei principi di sostenibilità e di lotta biologica.
A partire dal 2020, in tutte le regioni di quest’area olivicola che si estende su una superficie di circa 32.000 ha, è stato rilasciato anche negli oliveti l’antagonista specifico della cimice asiatica, la vespa samurai (Trissolcus japonicus). La diffusione di questi insetti, che sembrano essersi insediati stabilmente, potrà contribuire al contenimento naturale della popolazione della cimice asiatica, limitando l’impiego di input chimici.

Contenimento dell’occhio di pavone in Friuli Venezia Giulia con bassi apporti di rame
A partire dal 2021 in un oliveto con alta presenza dell’occhio di pavone (Venturia oleaginea) sulla cultivar Bianchera, varietà particolarmente sensibile, si è avviata una prova sperimentale pluriennale di confronto con bassi apporti di rame e prodotti adesivanti, nella difesa da questo patogeno.
Dai primi risultati, relativi agli anni 2022 e 2023, si evidenzia che l’aggiunta di adesivanti ai prodotti rameici ne aumenta la persistenza. Questa strategia si è dimostrata particolarmente utile nel contenimento dell’occhio di pavone soprattutto durante i periodi con elevate precipitazioni.

Gli uliveti dell’Alto Garda: habitat di rilevanza naturalistica
L’uliveto ha una valenza non solo produttiva, ma anche paesaggistica, storica, culturale, sociale e naturalistica. Rappresenta quindi un elemento importante di marketing territoriale. Alcuni risultati evidenziati dall’indagine svolta per conto del Comune di Riva del Garda e nell’abito del PSR 2014 2020 riguardano la definizione dell’uliveto come habitat di rilevanza naturalistica e non solo agricola, conoscenze di valore scientifico utili per la divulgazione e l’educazione ambientale, l’ampliamento delle funzioni dell’uliveto, l’individuazione di una valenza naturalistica peculiare, di elevato potenziale in termini di marketing territoriale, che va ad aggiungersi ai più tradizionali aspetti di produzione agricola di qualità e di paesaggio.
Sono intervenuti i relatori Michele Morten per FEM, Francesco Sanna dell’Università degli Studi di Verona, Michele Faralli dell’Università degli Studi di Trento, Marko Devetak dell’Istituto Agrario e Forestale di Nova Gorica / Kmetijsko gozdarski zavod Nova Gorica,Marco Stocco, ERSA Agenzia regionale per lo sviluppo rurale – Friuli Venezia Giulia, Luca Bronzini, PAN Studio Associato.
 

Ufficio Comunicazione FEM