C’era un volta una Puglia, serbatoio di vino (e di olio) d’Italia. C’è oggi una Puglia che vuole prendere le distanze da quell’immagine che le va stretta: regione impegnata nella produzione di vino di alta qualità come nel caso della Denominazione d’Origine Castel del Monte, nell’altopiano carsico dell’Alta Murgia.
L’ambizione è tanta così come l’entusiasmo. Gli aderenti al Consorzio di Tutela hanno una pianificazione grandiosa quello di “mondializzare il brand” afferma Giovanni Di Gaetano della Cantina Tor dé Falchi. Il via al progetto è partito da Roma lo scorso 1° dicembre, per poi far tappa a Vinitaly fino ad approdare ad Expò: “[…] I mercati esteri– ha commentato Francesco Liantonio, Presidente del Consorzio – rappresentano un naturale punto di approdo per un prodotto con peculiarità assolutamente uniche e che ben rappresenta una regione, la Puglia, ormai nel gotha delle mete più amate dai winelover di tutto il mondo”.
Attualmente, il logo del Consorzio (che conta 806 viticoltori e 16 aziende vinificatrici e imbottigliatrici) ha avuto un restyling: una corona che richiama alla regalità di questo vitigno, incorniciato all’interno di una forma ottagonale che ricalca la base del Castello di Monte, fatto costruire dall’Imperatore svevo Federico II attorno alla prima metà del Duecento nei pressi di Andria, in quella che un tempo era una selva lussureggiante.
La Denominazione d’Origine Controllata è stata conseguita verso la fine degli anni Novanta e permette oggi di produrre questo vino nelle tipologie bianco (Bombino Bianco, Chardonnay e Sauvignon), rosato (Bombino Nero che conferisce la Docg) e rosso (Nero di Troia, Montepulciano, Aglianico), nelle versioni fermo e mosso.
La sua massima espressione la raggiunge con il Nero di Troia (o detta anche Uva di Troia) tanto d’acquisire, nel 2011, ben due DOCG: Castel del Monte Riserva (la cui base ampelografica richiede almeno il 65% di Nero Troia) e Castel del Monte Nero di Troia Riserva (Nero di Troia in purezza).
Ciò ha portato il Consorzio ad eleggere questo vitigno quale protagonista del progetto denominato “Il Nero di Troia“, volto alla promozione e alla valorizzazione del territorio e dei suoi vini, al quale hanno aderito otto cantine: Cantina della Riforma Fondiaria – Grifo – Ruvo di Puglia (Ba), Cantina Tor dè falchi – Minervino Murge (Bt), Cefalicchio – Canosa di Puglia (Bt), Conte Spagnoletti Zeuli – Andria, La Cantina di Andria – Andria, Rivera – Andria, Santa Lucia – Corato (Ba) Torrevento – Corato (Ba).
“La nostra intenzione è proprio quella di fare del Nero di Troia sempre più l’ambasciatore del territorio – ha aggiunto Liantonio – Per questo abbiamo in programma, nei prossimi mesi, sia degli appuntamenti di carattere scientifico che degli eventi che guardano soprattutto al mondo dei giovani, un riferimento fondamentale per un vino dalle antiche origini capace però di guardare con attenzione al futuro”.
Questo vitigno rappresenta la vitivinciultura del centro-nord della Puglia. E’, come il Bombino Nero e il Bombino Bianco, una cultivar autoctona , ma è la sua particolarità a dargli un peculiare prestigio. E’ sicuramente il più tardivo dei vitigni presenti nell’area, gli acini possiedono una buccia spessa, ricca di antociani che donano un colore rosso rubino intenso al vino che assume toni granati con l’invecchiamento. E’ un’uva che regala dei vini dai profumi fini e eleganti che richiamano ai frutti rossi e alle more; vini che hanno corpo e armonia, caratterizzati da una buona spalla tannica che li rende capace di essere longevi.
Le particolarità che possiede il Nero di Troia lo rendono un vino che non merita di essere confuso con altri o, meglio, al servizio di altri vini. La sua dignità è stata rivalutata nel tempo. Finalmente si è resa giustizia. Oggi lo si apprezza non solo per la sua eleganza ma per le sue reali potenzialità; vitigno rappresentativo di un territorio lo si è incoronato “Regale Vino di Puglia”.
di A.L.