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Nuovo vitigno autoctono scoperto in Valpolicella

DiRedazione

Mar 5, 2014

Una nuova varietà di uva dal Dna finora mai censito va ad arricchire il patrimonio dei vitigni nonameautoctoni italiani, si chiama “Spigamonti“, dal nome della località in cui si è stata individuata, nei pressi di Montecchio di Negrar (VR), a 450 metri d’altezza, in un vigneto appartenente a un socio viticoltore di Cantina Valpolicella Negrar. A siglare l’entrata di Spigamonti nel “gotha” dei vigneti italiani, la registrazione avvenuta a fine gennaio 2014 nell’elenco delle varietà di uve da vino ammesse dalla Regione Veneto alla coltivazione nella provincia di Verona.”Si tratta di un importante recupero di quell’enorme patrimonio viticolo di vitigni ormai dispersi – oltre 200 varietà a bacca rossa – che Luigi Sormanni Moretti (1834-1908) evidenziava nella “Monografia su la Provincia di Verona” già a fine ‘800″, dichiara Daniele Accordini, enologo e direttore di Cantina Valpolicella Negrar.

La scoperta. A raccontarla è il principale fautore, Claudio Oliboni, tecnico di campagna della cantina Cooperativa. “Nell’estate del 2000, durante una visita al vigneto del socio Angelo Annechini, mancato purtroppo nel 2013, ho notato tra i filari di uve Corvina, Rondinella, Corvinone e Molinara una vigna che aveva le bacche già invaiate, mentre le altre varietà avevano ancora gli acini verdi. I grappoli di questa pianta erano molto spargoli, con il rachide rosso e le foglie molto scure e arrossate. Curioso di conoscerne l’origine, Angelo mi raccontò che, quando era giovane, aveva innestato nel suo vecchio impianto le gemme di una pianta che aveva trovato in una vecchia corte e che queste si erano poi riprodotte. Incuriosito a mia volta, ho aspettato allora che i grappoli della vigna sconosciuta maturassero e poi, insieme a Daniele Accordini e ai colleghi di laboratorio Denis Andreis, Emanuele Marchesini e Carlo Caliari, ne abbiamo analizzato il succo. Subito siamo rimasti impressionati dal colore molto intenso del mosto“.

Un vitigno dalle notevoli caratteristiche migliorative per i vini. “Raccolta l’uva – continua Oliboni -, l’abbiamo in parte pigiata ed in parte appassita. Avevamo quindi a disposizione due vini, uno fresco ed uno da uve passite, prodotti da questa formidabile varietà che si presentava molto rustica, resistente alle malattie e, come abbiamo potuto constatare nel tempo, anche con una buona resistenza alla grandine. Confortati dai risultati, abbiamo proseguito la ricerca in laboratorio ed effettuato successivamente altre micro-vinificazioni e sperimentazioni di appassimento in collaborazione con Emanuele Tosi del Centro Viticolo di San Floriano, l’ufficio Agricoltura della Provincia di Verona e Diego Tomasi del CRA (Centro di Ricerca Agricola) di Conegliano (TV). Quest’ultimo, ha effettuato anche l’analisi del Dna dell’uva, rivelando che non c’era alcun collegamento con varietà finora censite. Ci vorrà ancora qualche anno per arrivare a produzioni di un certa quantità, ma abbiamo appurato che basta anche una piccola percentuale per fare la differenza. I risultati parlano infatti chiaro: il vino prodotto con la varietà Spigamonti, troppo potente per essere consumato da solo, usato nell’uvaggio Valpolicella può dare risultati straordinari, grazie alla struttura e ai tannini che porta in dote”.

Un Amarone sempre più irripetibile. Ammessa la coltivazione del vitigno, Cantina Valpolicella Negrar potrà quindi vinificare con la nuova varietà. “Spigamonti è un’uva unica e particolare, che si è rivelata ottima per l’appassimento e per la produzione di Amarone“, spiega Accordini. Che aggiunge: “Nel disciplinare del 2010, prima annata Docg per l’Amarone, è stata introdotta la possibilità di inserire un 10% di vitigni classificati autoctoni e lo Spigamonti darà ai nostri vini una maggiore unicità e irripetibilità, elementi che il consumatore oggi ricerca, valorizza e ci attribuisce“.