“BIOTECH ha dimostrato nei fatti che le nuove biotecnologie sono uno strumento potente per rendere l’agricoltura più sostenibile, limitando l’uso di fitofarmaci, migliorando il valore nutrizionale degli alimenti e assicurando la produzione agricola, anche in un contesto di cambiamento climatico”. Così Luigi Cattivelli, direttore CREA Genomica e Bioinformatica e coordinatore di BIOTECH, il primo progetto di ricerca pubblica dedicato alle biotecnologie sostenibili in agricoltura, in occasione della presentazione dei primi risultati alla stampa, oggi, al Festival del Giornalismo Alimentare di Torino.
Primi Risultati In quattro anni di lavoro, BIOTECH ha affrontato numerosi problemi che impegnano l’agricoltura italiana – dalla resistenza alle malattie più diffuse e allo stress idrico ad una resa più elevata fino ad una migliore qualità nutrizionale – e ha cercato le soluzioni, sfruttando le più avanzate conoscenze sui geni e sui genomi delle piante coltivate.
Pomodoro: sviluppate piante capaci di bloccare lo sviluppo di alcune infestanti oppure con migliore resistenza alla salinità. Il progetto inoltre, ha contribuito alla selezione di linee con elevato contenuto di vitamina D, un lavoro recentemente pubblicato sulla rivista Nature Plants.
Melanzane: ottenute piante resistenti alla fusariosi o senza semi che consentono di ampliare il periodo di raccolta del frutto.
Cereali: Messe a punto piante con semi più grandi oppure con nuovi geni di resistenza alle ruggini.
Mele: selezionati resistenti alle malattie, in particolare la ticchiolatura, che rappresenta la principale patologia del melo.
Il progetto Finanziato dal Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) nel 2018, e coordinato dal CREA con la partecipazione anche di università ed enti di ricerca pubblici ,è ormai giunto quasi alla sua scadenza.
L’approccio Le biotecnologie sostenibili sono le nuove tecniche per la mutagenesi mirata (Genome Editing) e il trasferimento di geni tra piante della stessa specie (Cisgenesi). In entrambi i casi non si verifica l’inserimento di tratti DNA provenienti da organismi distanti, per cui, in realtà, queste piante sono sostanzialmente diverse dai tradizionali OGM. Al contrario, esse sono molto più simili a quelle ottenibili, con maggiore difficoltà, minore efficienza e tempi assai più lunghi con i metodi convenzionali.
Le prospettive Molti altri prodotti sono in fase di completamento a cominciare da vite, pero, kiwi e basilico resistenti a particolari malattie, pomodori ed agrumi arricchiti in antiossidanti, agrumi con semi più piccoli, uva da tavola senza seme.
In campo Allo stato attuale, queste piante, anche se sostanzialmente diverse dagli OGM, sono oggetto della stessa norma che regola le piante transgeniche, che non consente la loro sperimentazione in campo. Per questo i risultati disponibili derivano tutti da prove realizzate in laboratorio. Per passare dal laboratorio alla realtà dei campi serve una nuova normativa.
(Uff. Stampa Crea)